Refrain – Ritornello

Mia zia era solita raccontarmi storie e indovinelli, leggermi libri o recitarmi filastrocche. Tra queste ce n’era una in particolare che riporto di seguito.
[C’era una volta un re. Seduto sul sofà, diceva alla sua serva: “Raccontami una storiella!” E la serva cominciò: ” C’era una volta un re, seduto sul sofà..”].
Negli ultimi anni ho preso a scrivere storie come questa qui su. A ritornello. Sono storie senza tempo: quando giungi all’ultima parola devi ricominciare dall’inizio. Mi piace scriverle perché spiazzano chi legge che non sa più cosa sia causa e cosa conseguenza e se “le quattroequarantatrè” sono davvero le “quattroequarantatrè”. Eccone una delle prime.

[La sete lo svegliò. Pensò di aver mangiato troppo salato. Ancora ad occhi chiusi si diresse a tentoni verso la cucina poggiando una mano contro il muro del corridoio per evitare di incappare in ogni mobile di sorta. L’altra la tenne ben salda sugli occhi così da non incrociare l’alba che faceva capolino dalla tapparella semiaperta. Si chiese perché il suo coinquilino dovesse fargli un simile affronto, tenendo la finestra in quel modo. Odiava la luce appena sveglio ed in casa lo sapevano tutti. Raggiunse il frigo con non troppe difficoltà, accostò le labbra alla bottiglia comune e cominciò a mandar giù l’acqua sperando nessuno vedesse che non stava usando il bicchiere. Pigrizia e voglia di tornare a letto, tuttavia, erano stati più forti del tentativo di allungarsi verso la credenza per recuperare anche solo una tazza. Uscì dalla cucina ma non riuscì a non fare rumore: fece cadere le chiavi della macchina poggiate sul forno e nel riprenderle si portò dietro il sottopentole in sughero, nemmeno-dio-sa-come. Imprecò. Si chinò nuovamente a raccogliere l’ulteriore oggetto caduto ed abbassandosi cercò l’orologio a led con la coda dell’occhio, quello dei due definitivamente spalancato. In rosso a caratteri squadrati segnava le 04:43. Solo un’ora e mezza alla sveglia. Imprecò di nuovo sperando nell’effetto distensivo risaputamente connesso all’invettiva. Come tutte le sue migliori speranze, anche questa era stata mal riposta. Il nervosismo per essersi svegliato stava crescendo di pari passo all’alzarsi del sole nel cielo. Il restante occhio rinunciò a restar chiuso cedendo all’impulso emulativo per l’altro. Ancora le quattroequarantatrè. Il sonno sembrava essere andato perso. E dopo la sete, nuovamente la fame. Una di quelle tipiche delle quattroequarantaquattro. Di quelle che ‘aglio e olio’ o ‘ravioli burro e salvia’? Alla fine optò per un più rapido panino con speck e scamorza. A stomaco pieno, il sonno tornò. Con esso, Andrea tornò a letto. Lo speck, però, era troppo salato. La sete lo svegliò.]

Pubblicato da estikairos

È sempre il momento giusto per l'anima.

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